Il CAPE è morto, evviva il CAPE

Cari adepti iniziamo il nuovo anno con una notizia interessante riguardante l’indicatore che più di ogni altro interessa l’investitore di lungo periodo insensibile alle continue grida si “sell” e “buy” che si levano dall’arena borsistica: il CAPE (Cyclically Adjusted Price Earning ratio).

Si tratta nientemeno che di un numerello, inventato dal celeberrimo professore R. Shiller, premio nobel per l’economia nonché autore del bestseller esuberanza irrazionale, scritto poco prima dello scoppio della bolla delle dot.com nel 2000. Il grande accademico, da sempre sostenitore della finanza come scienza psicologica più che economica, vedeva in questo indicatore il termometro della irrazionalità in un senso o nell’altro della folla volubile e ragionante più con le parti basse che con la materia grigia anche quando si tratta di investire i propri danari.

Ebbene la farò il più breve possibile, il numero è storicamente (almeno per la borsa ammerikena) circa 18, anche se ultimamente è salito in maniera molto marcata fino ad arrivare alla folle cifra di 34. Un record ineguagliato se non nel 2000.

Dunque ci risiamo? D’altronde anche su queste pagine già a maggio si mostravano forti dubbi su un mercato toro quantomeno sospetto se non propriamente fondato sul nulla.

Eppure il professore, dopo un’iniziale scetticismo, pubblica quest’articolo in cui sconfessa se stesso: il CAPE, in sostanza, non serve più a niente, meglio l’ECY (Excess CAPE Yield) che invece mostra un mercato razionalmente caro.

Ma cosa è esattamente questo coniglio dal cilindro !? La scienza triste ci ha ancora una volta buggerato? Ecco che l’esimio professore sostiene che i tassi di interesse particolarmente bassi, rendendo poco appetibili i bond, avrebbe giocoforza “pompato” le quotazioni pseudo razionali delle azioni, come unico “porto” dove avere un po’ di rendimento.

Facendo proprio due calcoli, l’inflazione attesa in USA per prossimi 10 anni è circa 2%, mentre i Treasury 10y rendono l’1%, ossia hanno un rendimento reale di -1%.

Sottraendo quindi il rendimento atteso dal CAPE10 (3,33% pari all’inverso del CAPE10) a questo -1%, otteniamo la fantomatica cifra di 4,33% ! Che altro non è che l’eccesso (ossia il rendimento addizionale) dell’equity sull’asfittico comparto obbligazionario, cifra tutto sommato in linea con le quotazioni storiche e molto superiore sia al 2007 che al 2000.

Quindi tutto bene madama la marchesa, comprate a piene mani azioni con i soldi risparmiati con negozi e ristoranti chiusi? Mica tanto.

Innanzitutto questo nuovo indicatore introduce due nuove variabili: inflazione e rendimento dei bond, che non stanno proprio fermi e tranquilli. Inoltre un rendimento del 4,3% (lordo) per quanto relativamente appetibile nel breve periodo, non lo è nel lungo, in quanto le azioni hanno più o meno un rendimento storico previsto del 7-8%. Insomma occhio che si cammina su una lastra di ghiaccio molto fina, basta qualche mezza parola delle banche centrali meno accomodante o un colpo di reni fiscale per evitare la bancarotta e queste quotazioni “razionali” possono facilmente ritirarsi come la marea e lasciarvi in mutande. Per dare un’idea, un solo punto di tassi in più porterebbe a uno storno del 24% circa a parità di ECY.

Per chi volesse approfondire la questione un bell’articolo qui

For whom the bell tolls ?!?

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