Brexit: è (ancora) vittoria del mercato

Brexit

Eccoci cari adepti a commentare l’ultima notizia sulla piazza: sembra finalmente che l’accordo, the “big deal” sia stato raggiunto tra UE e UK per il fantomatico “divorzio”. Più che altro trattasi di separazione in casa con tanto di alimenti. A pagare copiosamente saranno gli Inglesi, che continueranno ad elargire decine di miliardi alle tasche della EU per almeno due anni. Poco male, la sovranità costa cara. Ma in realtà la struttura del mercato mondiale internazionale rende impossibile un vero divorzio. Le regole comunitarie continueranno ad essere ampiamente valide, e l’accordo lo prevede espressamente (UK dovrà anche rispettare le regole di concorrenza comunitarie e le decisioni della Corte di Giustizia UE). Il tempo del divorzio vero e proprio rimane largamente indefinito,  intanto si parla di una via di mezzo tra mercato unico e unione doganale (che non include i servizi ma solo le merci). Ancora più indefinita la “soluzione finale” riguardante il confine del nord Irlanda.

Insomma il mercato vince ancora, e sarà possibile sfruttare la fase travagliata dell’accordo per gain interessanti. Difficile che idealisti della Brexit dura e pura accettare l’amara pillola dell’accordo, che deve passare ora le forche caudine del parlamento britannico, del consiglio UE e del parlamento europeo. La Gran Bretagna rimane comunque un bel posto dove fare affari e mercantilista nell’anima (a differenza del martoriato stivale anti-impresa), quindi eventuali grossi ribassi causati dai malpancisti degli aspirapolveri maggiorati e della libertà della regina potrebbero aprire opportunità succulente da non lasciarsi scappare. Occhio anche al cambio e al “bollo della Regina” un pesante 5 per mille di tassa sull’acquisto di titoli azionari britannici.

God save the Queen !

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